Il digital divide è il divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle nuove tecnologie (in particolare computer e internet) e chi ne è escluso, in modo parziale o totale.
Il termine è apparso per la prima volta all'inizio degli anni novanta negli Stati Uniti grazie ad alcuni studi che indicavano come il possesso dei computer aumentasse solo per certi gruppi etnici. Nonostante all'origine sia stato presentato come un problema interno al contesto americano, oggi è più comune definire il digital divide in una prospettiva globale, considerando le disparità tra paesi ricchi e paesi in via di sviluppo.
Si parla, quindi, di esclusione per i più svariati motivi: condizioni economiche, livello d'istruzione, qualità delle infrastrutture, differenze di età o di sesso, appartenenza a diversi gruppi etnici, provenienza geografica.
Oltre a indicare il divario nell'accesso reale alle tecnologie, la definizione include anche disparità nell'acquisizione di risorse o capacità necessarie a partecipare alla società dell'informazione.
E' presente disuguaglianza digitale tra le categorie sociali di usufruire delle tecnologie che utilizzano una codifica dei dati di tipo digitale rispetto ad un altro tipo di codifica precedente, quella analogica.
L'accesso e l’utilizzo di queste tecnologie rappresentano nel nostro mondo un pre-requisito per lo sviluppo economico e sociale e la modernizzazione dei sistemi di produzione. I Paesi che non sono in grado di adattarsi al nuovo sistema tecnologico creano involontariamente un divario, una distanza sempre più incolmabile.